“Complicare è facile, semplificare è difficile. Per complicare basta aggiungere, tutto quello che si vuole: colori, forme, azioni, decorazioni, personaggi, ambienti pieni di cose. Tutti sono capaci di complicare. Pochi sono capaci di semplificare. Per semplificare bisogna togliere, e per togliere bisogna sapere cosa togliere, come fa lo scultore quando a colpi di scalpello toglie dal masso di pietra tutto quel materiale che c’è in più della scultura che vuole fare.”
Perché?
Bruno Munari non è stato solo uno dei più grandi e influenti designer italiani. Per tutta la vita ha applicato e predicato la creatività e la sperimentazione, con un’attenzione particolare alla dimensione del “gioco” in tantissimi ambiti professionali e lavorativi, decenni prima dei recenti trend sulla gamification.
Cosa?
Munari è una delle ultime figure che si possono definire leonardesche: artista, designer, scrittore.
Le forchette parlanti, i libri illeggibili, la Curva di Peano sono alcuni esempi del suo eclettico e ancora attualissimo fervore creativo.
Munari ha insegnato a intere generazioni di guardare alle cose del mondo con gli occhi di bambino, cercando sempre il divertimento e la semplicità.
Come?
“Occorre far capire che finché l’arte resta estranea ai problemi della vita, interessa solo a poche persone” diceva Munari. In questa frase si può trovare molto dello spirito di Munari. E, in fondo, rappresenta un importante monito per tutto ciò che facciamo ogni giorno: cercare di creare vero valore partendo sempre dalla comprensione dei problemi.